Onorevoli Colleghi! - La legge quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate (legge 5 febbraio 1992, n. 104) ha portato alla ribalta l'argomento handicap, mirando al miglioramento globale della qualità della vita dei soggetti che si trovano in grave condizione di disagio a causa di patologie che comportano sofferenze fisiche e psichiche nonché difficoltà di inserimento sociale.
      Nei quattordici anni trascorsi dalla data di entrata in vigore della citata legge n. 104 del 1992 molti sono stati i risultati positivi raggiunti, tanto che oggi si può affermare con assoluta tranquillità che l'assistenza ai portatori di handicap, nonché la qualità della vita degli stessi sono migliorate rispetto agli anni precedenti.
      Nel corso degli anni la legge n. 104 ha però altresì evidenziato numerose lacune che ancora, nonostante i miglioramenti apportati, permangono e riguardano in particolare quella fascia di handicappati gravi, particolarmente bisognosi di cure specialistiche e di assistenza e più sfavoriti nella ricerca di un inserimento a pieno titolo ed in condizioni di autonomia nella famiglia a cui appartengono e nella società.
      L'articolo 3, comma 3, della legge n. 104 del 1992 definisce troppo genericamente la complessa realtà dei disabili, in

 

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quanto sembra considerare in posizione analoga chi, come ad esempio il paraplegico, conserva l'uso di determinati arti e quindi un minimo di funzionalità e chi, come il tetraplegico, non ha nessuna funzionalità negli arti e quindi vive in una condizione di completa dipendenza dagli altri.
      È qui che risiede il fondamento della presente proposta di legge: occorre prevedere cioè una assistenza continuativa e più qualificata (articolo 3), monitorare i bisogni di questa categoria svantaggiata di persone in ambito regionale (articolo 4), per poter comprendere sempre meglio quali siano gli effettivi ostacoli e ricercare soluzioni adeguate al pieno ed effettivo inserimento di queste persone nella famiglia e nella società. Occorre altresì una specifica e mirata presenza dello Stato in questo settore, attraverso gli uffici del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, che deve esercitare una funzione di controllo e di redistribuzione dei fondi non assegnati e non utilizzati, contribuendo ad una migliore efficienza del servizio ed a fornire la possibilità ai disabili, destinatari della presente proposta di legge, di sentirsi cittadini italiani tutelati, protetti e rispettati nelle loro normali aspettative di vita.
 

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